Tra gli altri si ricordano:
Carlo III Spinelli (8.III.1678–11.VI.1742). Ricostruito il suo palazzo marchesale, riacquistò nel 1717 il titolo di Principe di San Giorgio. Nel 1721 istituì il collegio dei canonici e fondò la nuova chiesa parrocchiale con l’attiguo monastero della Visitazione, che furono visitati e approvati dal papa Benedetto XIII Orsini, da lui invitato. Morì a Frasso Telesino, altro suo feudo, dove fu sepolto nella chiesa di S. Maria del Soccorso.
Tommaso Rossi (21.XII.1673–19.IX.1743). È «il figlio più illustre di San Giorgio». Dottore in Utroque jure, parroco a Montefusco per 25 anni e primo abate della nuova chiesa collegiata del paese natale, fu teologo e filosofo molto stimato da Giambattista Vico. Il quale lesse le sue opere di «vero metafisico» e lo disse «degno della più famosa Università dell’Europa». Sepolto nell’antica chiesa alla Toppa, parzialmente ricostruita dopo il terremoto del 1732, la sua tomba non è più rinvenibile. Una via dedicatagli nel 1907 ne ricordava il nome – poi trasferito a una nuova arteria – e parimenti, dal 1979, la titolazione della Biblioteca comunale.
Niccola Nisco (29.IX.1816–25.VIII.1901). Patriota risorgimentale tra i primi nell’Italia meridionale. Laureatosi in Diritto, fu cattolico liberale e poi settario antiborbonico, per cui subì dieci anni di carcere. Collaborò con Cavour per l’unità d’Italia e fu parlamentare del Regno per quattro legislature (1861-1874). Scrisse articoli su giornali e più di sessanta opere storiche ed economiche. Con la moglie Adele de Stedingk, morta a Napoli nel 1891 e traslata a San Giorgio dopo il 1937, è sepolto nella cappella di famiglia.
Alberto Cozzi (30.X.1874–1.III.1932). In più di duecento anni è stato l’unico parroco della chiesa madre di San Giorgio nativo del luogo. Missionario nella Spagna per circa dieci anni, fu stimato e amato educatore col suo Ricreatorio festivo (1902) intitolato al beato Gerardo Maiella, e una fanfara di oltre venti giovani. Ricordato come «il Direttore» per antonomasia, divenuto parroco nel 1911, provvide a un primo consistente restauro e abbellimento della chiesa parrocchiale (1931), «per vetustà e terremoto pericolante». Riposa nella cappella di famiglia.
Arturo Bocchini (7.II.1880–20.XI.1940). Laureato in Diritto, prefetto a Brescia, a Bologna e a Genova, dal 1926 fu Capo della polizia fascista e nel 1933 fu nominato senatore del Regno. Beneficò molti compaesani e favorì nel 1929 il mutamento del nome del paese, da San Giorgio la Montagna a San Giorgio del Sannio, già deciso dal Comune nel 1906. Allo stesso lasciò in dono il palazzo settecentesco, la villa Securitas con la piscina, e una congrua somma di denaro per l’istituzione di una Scuola professionale di avviamento all’agricoltura e di un Ente di assistenza per contadini anziani. Traslato da Roma al paese natale, fu sepolto nella cappella di famiglia eretta nel 1879, anziché «da solo» in un’altra da costruirsi accanto, come aveva disposto nel testamento, anticipando £ 50.000.